Nei giorni scorsi sono stato incuriosito da questo titolo:
“Il Prosecco più caro al mondo costa 250 euro a bottiglia.”
Detto questo provo ad approfondire per capire le ragioni di un simile prezzo.
Prima ancora di descrivere le caratteristiche del vino, l’articolo si sofferma sulle caratteristiche della bottiglia: dorata (ma che fantasia!) decorata a mano con un gran numero di cristalli e che dopo esser stata bevuta può diventare una splendida lampada! (allora si che vale tutti i soldi che la si paga !)
La produzione dovrebbe attestarsi sulle 9.000 bottiglie (forse avevano finito i cristalli !).
Costo: 250 euro l’una. Quindi è il Prosecco più caro al mondo.
Anzi, non è vero ! Io possiedo una rara bottiglia di Prosecco Diesel anno 2021 realizzata prima della nota vicenda Masi – Red Circle e poi tolta dal mercato, che intendo vendere a 300 euro !)
Tornando al ns. prosecco (quello che è il secondo più caro al mondo !) si scopre che proviene da uve selezionate da una storica riva delle colline del Conegliano Valdobbiadene.
Poi viene la parte più interessante: un anno di spumantizzazione col metodo Martinotti : in che senso ?!
E poi, udite udite: cinque anni di affinamento (nella bottiglia dorata ?)
A questo punto, dopo essere saltato sulla sedia, mi permetto di andare a rileggere il disciplinare di produzione del Prosecco (sapete, quello che nel 2020 è stato “modificato” per ammettere anche la produzione del prosecco rosè con l’utilizzo anche di uve diverse dal Glera !)
Orbene cito:
odore: vinoso, caratteristico con profumo leggero di fruttato;
sapore: fresco, armonico, gradevolmente fruttato.
A questo punto domando agli enologi come sia possibile ritrovare le caratteristiche di cui sopra in un vino che faccia 5 anni di affinamento ?
CONCLUSIONI: QUANDO SI BEVE L’ETICHETTA (O LA BOTTIGLIA) E NON IL VINO
Premesso che sono pienamente d’accordo sull’ assunto che è la domanda che genera l’offerta e quindi se queste bottiglie si vendono, il produttore fa bene a produrle (non spetta a me fare valutazioni sugli acquirenti !) forse questo caso può segnare la fine delle varie etichette d’artista, disegnate o quant’altro, molto usate anche da altri produttori di fine wines: basta !
Ritorniamo a dare il giusto valore al contenuto, alle caratteristiche del vino e magari al fatto che di quel vino se ne facciano poche bottiglie perché prodotte da una singola vigna (o da una porzione della stessa) le cui specificità sono note e non riproducibili su altri terreni.
Si quindi alle MGA od alla numerazione delle bottiglie per ragioni legate a limiti fisici di produzione.
Ma il protagonista deve essere il vino all’interno della bottiglia.
P.s.: per gli interessati alla mia bottiglia di Prosecco Diesel anno 2021 (n° 623 di 16.172), che intanto prosegue “l’affinamento” nella mia cantina: le offerte sono aperte !
Sia chiaro: anche con questa potete farci una lampada (basta pagarla e poi ci fate quel che volete !)