Ristorazione e valorizzazione dei vini

Se è vero che molti appassionati si sono avvicinati al mondo del vino durante un pranzo o ad una cena, un ruolo importante lo giocano i ristoratori. Quindi, senza troppe premesse, passo a raccontare la mia recente esperienza.

Vengo invitato ad un pranzo di lavoro in una osteria che, già nel nome, individua la propria connotazione di ristorante di cucina tipica di quella provincia.
Quindi, da certificato rompiscatole, passo subito ad esaminare in modo critico la relativa carta dei vini.
Orbene, posto che il detto ristorante non si trova in Veneto, trovo subito alquanto strano che in carta venga proposto un prosecco, quanto so per certo che diversi produttori locali hanno a listino diversi “spumanti” metodo Martinotti/Charmat che potrebbero ben sostituire il vino “alloctono” di cui sopra.
Dopo aver esaminato la lista dei bianchi rossi e rosè, mi soffermo sulla carta dei vini passiti o “da meditazione”, come spesso si usa definire la categoria.

Con grande stupore noto che non è ivi presente un vino che è riconosciuto come una eccellenza di quella provincia anche se prodotto in ridottissime quantità e da un numero ristretto di produttori.
Quindi in fase di ordinazione del cibo faccio presente la cosa è quello che ritengo essere il titolare, e si badi bene, dopo avergli domandato se fosse lui a curare la carta dei vini.

Orbene, dopo un breve scambio di idee mi dice che comunque egli ha in carta una tipologia di detto vino e che intende mostrarmela (considerato che non avrei sicuramente pasteggiato con detto vino ma, al più, lo avrei assaggiato a fine pasto).
Passati quindi alcuni minuti il suddetto ritorna con una bottiglia che io non riconosco tra quelle prodotte da quel ristrettissimo novero di vignaioli che lo producono.
Infatti, con mio grande stupore, scopro che la bottiglia contiene una Malvasia passita, si prodotta nella provincia, ma che nulla ha a che vedere con la denominazione da me desiderata.
Con la dovuta cortesie gli faccio presente che quella bottiglia non ha nulla a che vedere con quella da me richiesta e, gentilmente, gliela restituisco.
A questo punto, allontanatosi il suddetto, pongo al mio commensale le stesse domande che faccio a Voi miei cari lettori:

  1. Il ristoratore è così impreparato sui vini che ha in carta da non distinguere un vino dall’altro ?
  2. Se avete risposto NO alla domanda di cui sopra, allora il suddetto ritiene a contrariis che fossi io del tutto impreparato in materia di vini tanto da “bermi” un vino al posto di un altro ?
  3. Se avete risposto SI alla seconda domanda allora il suddetto, dando per scontata la mia ignoranza ha provato comunque a vendermi una bottiglia pur sapendo che non era quella richiesta ?

LA STORIA VORREBBE INSEGNARE CHE
(Ὁ μῦθος δηλοῖ ὅτι: formula di stile tipica posta a conclusione delle favole di Esopo)

Se la ristorazione deve essere un canale privilegiato per l’avvicinamento del grande pubblico al vino, allora i ristoratori non solo devono essere doverosamente preparati (seguendo uno dei tanti corsi svolti da diverse associazioni) ma parimenti devono essere altrettanto onesti da dichiararlo quando non hanno in carta un vino: nessun ristorante ha in carta tutti i vini del mondo !
Di sicuro ciò sarebbe più apprezzato dai clienti, anche quelli che magari, per puro caso, ne sanno di più del ristoratore e si sentono quindi presi in giro e magari non tornano o lasciano una recensione, giustamente, negativa.